mercoledì 23 ottobre 2013

Siamo tutte Wonderwomen


Mi alzo alle 7, fuori è ancora buio e comincia a fare freddo al mattino a piedi scalzi.
Accendo la luce piccola in cucina per non svegliare ancora i miei uomini e vado in bagno, cercando di non fare rumore. Mi infilo sotto la doccia, velocemente.
Odio lavarmi al mattino.
Preferisco tenermi addosso il tepore del letto, e regalarmi piuttosto una lunga doccia serale, mettermi a letto pulita.
Ma ieri sera abbiamo fatto le ore piccole, era il compleanno di una cara amica, e non ho saputo dire di no, anche se stamattina per svegliare tutti serviranno le cannonate.
Preparo il bibe con latte e biscotti per Pu, e finisco di preparare la mia borsa del pranzo; l’insalata dal frigo, un po’ di frutta per lo sbrano pomeridiano, onde evitare di mangiarmi 8 barette Kinder.


Lascio i soldi per pagare l’asilo sul tavolo a Pi, oggi è il primo del mese.
Entro in camera e cerco a tentoni gli abiti che ho preparato ieri sera, stratagemma utile per risparmiare qualche minuto ed evitare di arrivare in ufficio con la maglia indossata al contrario o i calzini spaiati.
Quasi quasi carico la lavatrice, Pi stenderà quando torna a casa, dopo aver accompagnato Pu all’asilo.

mercoledì 16 ottobre 2013

‘na tazzulella e café


Ma da quand’è che bere il caffè è diventato roba da “gente di un certo livello”?

E’ successo che in ufficio, stufi di rovinarci stomaco e giornate bevendo la brodazza da 30 cent che si ostinano a chiamare caffè, abbiamo deciso di fare colletta per comprarci una macchina del caffè.
La scelta è caduta su una famosa marca, quella del “what else?” per capirci, dato che hanno aperto un negozio di cialde qui vicino.

Oddio ho detto cialde, bestemmia.

Perché dovete capire che questo è un altro mondo; tu vedi queste pubblicità, dove il caffè diventa una specie di nettare degli dei, fatto per scaldare l’anima in una giornata piovosa, o le mutande per un incontro inatteso dovuto a uno scambio di valigie.

venerdì 4 ottobre 2013

Fortress Europa


E’ tutto un addossarsi colpe a vicenda.
La Lega dice che è colpa della Boldrini e della Kyenge; la Kyenge dice che è colpa della Bossi-Fini e del “pacchetto sicurezza” che introdusse il reato di clandestinità.
L’Europa dice che è colpa dell’Italia, che non sa gestire la situazione adeguatamente
L’Italia dice che è colpa dell’Europa che gira la testa di fronte ad un problema più grosso di noi, tutti.
L’italiano medio dice che è colpa dei sinistroidi comunisti, che aprono le porte a tutti, froci, negri, rom, a tutti tranne che agli italiani.
Si addossano colpe agli scafisti, spesso disperati come quelli morti in mare, costretti o invogliati a mettersi al timone di quella nave, per paura o allettati dal passaggio in mare gratis, se si improvvisano capitani.
E ancora ai pescherecci che ignorano questi disperati, o che al contrario li aiutano, rischiando condanne per favoreggiamento del traffico di clandestini.

Il punto è qui stiamo parlando di persone.
Uomini, donne, bambini. Come me e te, bambini di due anni come il mio, di cinque come il tuo, donne incinte, proprio come la tua collega o tua cognata, uomini disperati, che potrebbero essere tuo padre o tuo fratello.
Non sono negri di merda, non sono immigrati, non sono clandestini, non sono delinquenti anche se spesso vengono trattati come tali.
Sono uomini, donne, bambini. Uomini che si imbarcano spinti dalla forza disperata di un sogno; madri che fanno quel viaggio per dare un futuro migliore a quei bambini che si tengono strette in seno, per non farli morire di freddo, col terrore che cadano o peggio glieli gettino in acqua; bambini che fino a qualche giorno fa correvano su una spiaggia, giocavano insieme ad altri bambini, ignari che nel giro di poche ore sarebbero diventati pasto per i pesci.

mercoledì 2 ottobre 2013

Une femme est une femme est une femme


Non mi piace come le donne vengono trattate in questo paese.
Non mi piace come le donne si lasciano trattare in questo paese.

Carne da macello, relegate agli ultimi posti per quanto riguarda il lavoro, incatenate a ruoli secolari, moglie, madre, sorella, puttana possibilmente.
E da vent’anni a questa parte assoggettate a comportamenti maschilisti degni di un paese da terzo mondo culturale.
 
Ma di cosa ci stupiamo in fondo?
Mr B. è stato il primo a portare tette e culi in televisione – chi non ricorda Tinì Cansino in Drive in? – a proporre QUEL modello di donna che ha preso piede, ha spopolato, fino ad essere utilizzato ovunque in tv, dalla valletta sorridente e piacevolmente muta (che bisogno ha una strafiga di parlare? Anzi se tace tanto meglio), al prodotto pubblicitario che usa mezzi sessuali per vendere e stravedere.
Per essere esportato poi in parlamento fino ad ergersi a massima aspirazione di un’intera generazione di giovani donne.